Pittore, medico, fondatore del movimento Giustizia e Libertà, a trentatré anni Carlo Levi è condannato al confino in Lucania per il suo antifascismo. In questa terra, dove giunge nel 1935, scopre l’altro da sé: un mondo contadino arcaico “negato alla storia”. L’incontro di Levi con i contadini lucani – dipinti in intensi ritratti – segna in modo indelebile l’intellettuale torinese e lo conduce, attraverso una genesi creativa lunga e travagliata, alla realizzazione di un testo classico della letteratura italiana.
Un libro di dolore e rassegnazione, di denuncia e ribellione, di amore. Un libro con cui ancora confrontarsi per conoscere il nostro passato e per comprendere radici dimenticate del nostro presente.