Nonostante la loro connotazione mediterranea, nomi come Pierre Gianadda o Denis Rabaglia evocano sicuramente il Vallese. Gli italiani, primo grande gruppo di migranti insediati nel cantone, hanno infatti dato un contributo essenziale alla sua vita economica, sociale e culturale, e continuano a farlo oggi. Iscritto a lungo termine, questo contributo si riflette nel contributo di molteplici associazioni: missioni cattoliche, colonie italiane, società dotte, società di calcio, compagnie teatrali... Si manifesta anche attraverso individui come quelli citati in epigrafe, imprenditori edili che sono diventati mecenati sportivi o culturali, cineasti, comici, scrittori, scienziati... Tutte queste sfaccettature dell'italianità in Vallese ci ricordano che l'identità sociale e culturale della regione, le sue "tradizioni viventi", si sviluppano e sono costantemente modulate nel complessa relazione che si instaura tra chi si muove, parte o arriva, e chi resta. Un ottimo modo per "contribuire alla consapevolezza della diversità culturale in Svizzera e del suo potenziale creativo" come vuole fare la Convenzione del 2003. Il caso dell'immigrazione italiana in Vallese appare esemplare, aprendo la strada ad altri gruppi di origine immigrata – Spagnoli , portoghesi, tamil e kosovari – che si stabiliscono in Svizzera, le dinamiche degli scambi tra la popolazione locale e i gruppi di migranti sono simili su scala nazionale.