Come trasformare un gesto drammatico come il suicidio in un oggetto di contemplazione? Questa è una domanda a cui gli artisti si sono confrontati nel Rinascimento. Questo libro si propone di esplorare le rappresentazioni del suicidio di Lucrezia nell’arte dei secoli XV e XVI, sia a sud che a nord delle Alpi, che offrono l’immagine di una donna viva che si dà la morte, l’immagine di una donna che unisce virtù e bellezza distruggendosi, autodistruggendosi. L’autore ci guida attraverso la funzione politica della rappresentazione di Lucrezia come eroina emblematica della Repubblica romana, illustra la tendenza al nudo che emerge con i suoi inevitabili risvolti erotici e analizza il notevole accostamento analogico con l’immagine di Cristo e del suo sangue versato. Per chiarire la fortuna di questa figura romana nel Rinascimento, lo studio indaga anche le questioni dell’origine, della ricezione dell’Antichità, del restauro materiale delle opere antiche e delle dinamiche di restaurazione politica.